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Chef for peace che opera in Israele dove collaborano volontariamente cuochi ebrei, cristiani, arabi israeliani e armeni. Tutti, però, con il passaporto israeliano perché per loro i confini con la Palestina sono blindati. Che cosa li tiene insieme? «In cucina – spiega Nadav – ci sono il fuoco e i coltelli che possono essere utilizzati come armi per distruggere ed uccidere mentre per noi sono strumenti per creare convivenza e amicizia pur nella diversità».
Intervista di Maurizio Tropeano
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